Care Colleghe e Cari Colleghi,
lunedì 1 giugno entra in vigore il nuovo Codice deontologico della professione di Assistente sociale.
Un documento importante – atteso da tempo – nel quale si riflettono i cambiamenti della società italiana e, di conseguenza, delle modalità che caratterizzano la quotidianità del lavoro degli Assistenti sociali.
Se, da un lato, i principi e i valori della nostra professione non sono mutati, dall’altro, i contesti e gli scenari sociali, economici, politici, culturali, hanno subito, in questi ultimi anni, una profonda accelerazione introducendo schemi e attori individuali e collettivi nuovi e impensabili fino a pochi anni fa.
Il nuovo Codice deontologico tenta – nel suo complesso – una mediazione tra questi soggetti e questi comportamenti nuovi e un ancoraggio agli enunciati storico-fondativi della nostra professione cui vengono fatti assumere, anche con richiami ai principi internazionali, ruoli più stringenti.
Una mediazione che mostra come l’irrompere di strumenti nuovi – quale l’uso dei social media e dei social network – debba essere normata in adesione a quei principi e a quei valori che ci contraddistinguono da sempre.
Il nuovo Codice deontologico va letto, studiato, applicato: eventualmente criticato – costruttivamente – come atto di rafforzamento della credibilità della nostra professione.
Ne va verificato il suo essere effettivo punto di riferimento e guida per tutte le situazioni e le prassi dell’operare degli Assistenti sociali.
Ne vanno esaminate, soprattutto, le criticità sia di applicazione che di applicabilità e la sua rispondenza alla capacità di indirizzare davvero le azioni e le scelte professionali che ogni giorno ciascuno di noi compie.
Il Consiglio dell’Ordine della Toscana ha già in programma – al di là delle fad predisposte sul tema dalla Fondazione nazionale – una serie di iniziative di approfondimento e di formazione.
Il Codice non è un punto di arrivo quanto piuttosto un punto di (ri)partenza: solo se ciascuno di noi lo farà proprio matureremo una coscienza prima individuale e poi collettiva che – se in esso ci identificheremo – ci consentirà di fare un passo in avanti verso l’affermazione di quel ruolo e di quella funzione cui la professione ambisce da tempo.
Un caro saluto.
Laura Bini.

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